Il recente Rapporto sul consumo del suolo in Italia, presentato oggi presso l’aula dei Gruppi parlamentari della Camera dei deputati dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) e realizzato in collaborazione col Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (Arpa/Appa), lancia un dato di grande allarme: ogni secondo una superficie pari a 8 metri quadri viene “consumata”.
I calcoli sono presto fatti. Tra il 2009 e il 2012 una superficie equivalente alla somma di quella occupata dai comuni di Milano, Firenze, Bologna, Napoli e Palermo – 720 km quadrati – è stata consumata dalla cementificazione, per una percentuale pari al 7,3% del suolo nazionale. In tre anni il suolo consumato è di fatti passato da poco più di 21 mila km quadrati a quasi 22 mila km quadrati.
Il primato (ben poco invidiabile) della copertura artificiale del suolo è detenuto da Lombardia e Veneto, con oltre il 10%. In Emlia Romagna, Lazio, Campania, Puglia e Sicilia le percentuali si attestano invece tra l’8% e il 10%. Scendendo più nel dettaglio, i comuni più cementificati d’Italia sono Napoli (62,1%), Milano (61,7%), Torino (54,8%), Pescara (53,4%), Monza (48,6%), Bergamo (46,4) e Brescia (44,5).
Sulla base dei dati di cui sopra, appare evidentemente sia fondamentale e urgente porre un freno al fenomeno dell’espansione urbana e della cementificazione progressiva del territorio, ponendo quindi il consumo del suolo tra i temi di maggiore rilievo nel contesto della sostenibilità ambientale e della pianificazione urbana.