Il tema del nostro approfondimento odierno potrebbe non essere il miglior modo per avvicinarsi al fine settimana, ma la materia è sufficientemente delicata e interessante da poter essere affrontata con serietà e, nel contempo, con un po’ di leggerezza.
Un bell’articolo apparso su Wired faceva infatti il punto sulle c.d. “sepolture green”, che stanno acquisendo un discreto margine di notorietà in Nord America, in Australia e nel Regno Unito. Si tratta di sepolture che avvengono in apposite aree dedicate a un metodo di riciclo naturale dei corpi dei defunti i quali, pertanto, tornano ad essere utili all’ambiente anche al termine della propria esistenza terrena. Di questo e tanto altro si è parlato anche in Italia (a Bologna, lo scorso 22 e 23 marzo), in occasione della Tanexpo 2014: dalle bare biodegradabili alla diamantificazione (una nuova procedura che prevede l’estrazione del carbonio dalle ceneri, successiva pressatura, sottoposizione a temperature elevate, taglio, lavaggio e incastonatura sotto forma di pietra preziosa), le novità nel settore non mancano di certo, con una costante attenzione al prezzo dei servizi (in Italia il costo di un funerale supera di frequente i 3.000 euro).
Ma, senza attendere le novità d’oltre Oceano, in che modo è possibile contribuire all’ambiente anche dopo la propria vita? In merito, le occasioni non mancano: basta affidare il proprio caro alle agenzie funebri che propongono funerali ecologici, e che utilizzano bare con prodotti ecocompatibili, carri funebri a risparmio energetico, o ancora che trasformano in elettricità il calore prodotto durante la cremazione, o conservano le ceneri in contenitori biodegradabili.