Non dimenticare la tragedia della Concordia e, attraverso essa, dare al mare la possibilità di far rinascere la visa sui fondali del Giglio. È questa la richiesta che nel mese di agosto Greenpeace ha formulato nei confronti del Ministro dell’Ambiente.
“La parola d’ordine è ripristinare l’ecosistema per recuperare il danno ambientale, ma non solo: è necessario evitare che possano verificarsi ulteriori impatti e garantire il reale recupero e valorizzazione di un mare già così duramente provato” – afferma l’associazione in una nota, precisando come si sia domandato al Ministro Gian Luca Galletti l’opportuna verifica delle condizioni dell’area dell’ex cantiere prima dell’inizio dei lavori, partecipando come osservatori indipendenti al sopralluogo dei fondali.
“Solo un processo trasparente e partecipato potrà evitare progetti sconsiderati, come il trapianto di posidonia, e garantire il ripristino dell’ecosistema marino, senza escludere a priori la possibilità che la permanenza di una minima parte delle strutture del cantiere possa essere meno dannosa della totale rimozione” – ha poi proseguito Greenpeace, auspicando infine che prima dell’inizio degli appalti si possa verificare in maniera accorta che i progetti di bonifica e di ripristino dell’area non danneggino ancora di più il mare, già messo a durissima prova.