Secondo quanto affermano i dati dell’Annuario dei dati ambientali dell’ISPRA, una delle forme di inquinamento più presente in Italia (ma ritenuta, colpevolmente, meno pericolosa delle altre), sarebbe quella dell’inquinamento acustico.
Dai rilievi effettuati dall’Agenzia tra il 2000 e il 2003 e tra il 2006 e il 2012, mediante l’ausilio dell’ARPA e dell’APP, in particolare, il 42,6% del campione (tra le sorgenti di rumore) avrebbe evidenziato il superamento dei limiti di legge.
Stando all’Agenzia, le sorgenti di rumore controllate sarebbero state principalmente scelte sulla base di segnalazioni ed esposti dei cittadini, e per il 57,7% sarebbero attività di servizio e/o commerciali, e per il 31,5% attività produttive. Tra le sorgenti di trasporto le infrastrutture stradali sarebbero infine state quelle più controllate (il 3,3% dell’intera categoria).
Tra le situazioni più esplosive si segnalano quelle dell’Abruzzo, della Campania e della Basilicata, regioni nelle quali il 100% del campione esaminato avrebbe superato i limiti consentiti dalla legge. Critica anche la situazione nelle aree che sorgono intorno alle strutture aeroportuali, dove la popolazione residente nei pressi di tali grandi infrastrutture è spesso sottoposta a livelli di inquinamento acustico che vanno ben al di là dei limiti normativi.