Da un team di ricercatori svizzeri giunge una nuova spugna in nanocellulosa, modificata chimicamente, che permette di rimanere a galla e assorbire quanto più petrolio possibile: un vero e proprio strumento di difesa contro l’inquinamento del mare dal petrolio, che potrebbe essere facilmente utilizzato nei dintorni delle piattaforme petrolifere che sono disseminate in tutto il mondo, e potrebbe altresì trovare una facile fruizione nelle petroliere che trasportano il greggio. Per quanto ovvio, la loro utilità potrebbe essere straordinaria in tutte quelle occasioni – e anche la storia recente è in grado di dimostrarlo – si rendesse necessario procedere alla riparazione di disastri petroliferi di grave entità (le c.d. maree nere).
Ma in che modo la spugna è in grado di assolvere tale compito? Il materiale creato dai ricercatori svizzeri è stato ricavato dalla carta riciclata e dagli scarti del legno, ha grande leggerezza e, una volta che ha espletato il proprio compito, può essere facilmente rimosso senza lasciare inquinanti in mare.
Secondo i test effettuati, la nuova nano spugna riuscirebbe a separare efficacemente il petrolio dall’acqua assorbendo greggio fino a 50 volte il suo peso. Il merito è riconducibile all’aggiunta di una molecola reattiva di alcossi silano al gel impiegato nella liofilizzazione delle spugne in nanocellulosa. Insomma, una sorta di “miracolo” chimico che, speriamo, possa presto trovare un’applicazione industriale e commerciale.