Come abbiamo ricordato pochi giorni fa, per il nostro amico cane ogni individuo è parte di un branco e come tale fa parte di una determinata gerarchia con un ruolo ben distinto. E anche se dominanza non significhi necessariamente aggressività, occorre prestare attenzione ai segnali della prima per non arrivare alla seconda.
Dunque, se mediante la corretta interpretazione di tali segnali il nostro cane percepisce di essere il leader del branco, si accollerà questo ruolo mostrando dominanza verso le persone con cui vive, oppure ubbidendo solo a una persona nella famiglia e sottomettendo le altre: ed ecco spiegata buona parte dei propri atteggiamenti non proprio bonari con l’esterno.
Il nostro cane può ad esempio mostrare aggressività di tipo gerarchico quando non viene accontentato, o quando i tempi di gioco non sono per lui sufficienti. A quel punto è frequente che reagisca negativamente, dando botte con le zampe e con il muso o abbaiando per richiamare attenzione. Insomma, il cane dominante cerca di gestire le modalità di interazione con i soggetti con cui entra in contatto, come farebbe il leader del branco.
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Ma per quale motivo un cane arriva a pensare di essere il capo?
In linea di massima, la colpa è… nostra. È infatti l’uomo che con i suoi comportamenti incoerenti genera confusione nel cane e lo induce a fargli credere tutto ciò. Di fatti, se il cane ottiene sempre ciò che desidera (può salire sul divano, può mangiare da tavola, e così via) penserà di essere il comandante del branco. Non è con la forza che un buon capobranco si impone, ma con atteggiamenti sicuri e coerenti che diano al cane l’esatta dimensione del suo ruolo. Ne parleremo insieme nelle prossime settimane!