Prima di comprendere in che modo rapportarsi con il proprio cane, e cercare di capire altresì in che modo poter realizzare un approccio educativo efficace, val la pena compiere qualche piccola riflessione sul vostro punto di partenza: come funziona la mente di un cane.
Naturalmente, il tema è abbastanza complesso e difficilmente sintetizzabile. Tuttavia, niente ci vieta di porre in piedi alcuni tasselli essenziali, come ad esempio quello per il quale, in linea di massima, i processi mentali di un cane sono più o meno equiparabili a quelli di un bambino di tre-quattro anni.
Anatomicamente, la principale differenza tra il cervello umano e quello canino sta nella grandezza dei lobi frontali della corteccia cerebrale. Queste aree, nell’uomo, sono coinvolte nella capacità di astrarre, di usare simboli, di utilizzare/capire il linguaggio; nel cane le dimensioni ridotte delle stesse aree non forniscono (se non in misura molto limitata, che è comunque ancora oggetto di studio) queste capacità.
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Insomma, il cane è un animale molto intelligente, ma ha dei ragionamenti differenti da quelli che possiamo fare noi. Ad esempio, il cane è per natura incapace di poter fare dispetti, visto e considerato che il suo cervello gli impedisce di compiere delle astrazioni.
Quanto sopra dovrebbe condurvi a una riflessione di base: dovete evitare di “antropomorfizzare” il cane, ovvero, di considerare ogni comportamento canino paragonandolo all’equivalente umano.
I comportamenti del cane sono inoltre fortemente influenzati dalle esperienze vissute nelle primissime settimane di vita: per questo motivo sono fondamentali i periodi dell’impregnazione e della socializzazione.