Qualche giorno fa National Geographic ha pubblicato un’interessante intervista condotta nei confronti di Gary Weitzman, veterinario e direttore della San Diego Humane Society and SPCA, in occasione della presentazione del nuovo libro, How to Speak Cat.
Ebbene, l’intervista è stato un momento molto utile per cercare di saperne di più sul comportamento dei nostri amici a quattro zampe. Ivi compresa la possibilità che la razza di un gatto possa determinarne non solamente l’aspetto, quanto anche la sua personalità.
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“Il colore del pelo è legato al comportamento. I gatti tartarugati, ad esempio, sono molto indipendenti e tendono ad affezionarsi ad un’unica persona. Sono anche molto insistenti quando vogliono qualcosa. Insieme ai calico [la cui pelliccia ha una prevalenza di bianco] e ai gatti abissini, per loro è stata ampiamente documentata una connessione tra il colore e la personalità” – afferma l’esperto sulle pagine del National Geographic (se volete leggere l’intera intervista, che vi consigliamo, potete cliccare qui) – “Per i meticci dal pelo arancione invece si tratta di aneddoti, che li descrivono come i gatti più socievoli e gregari. In generale sì, pare proprio che il carattere vada di pari passo con il colore del pelo“.
L’esperto si è infine soffermato sui problemi comportamentali più comuni, dichiarando che una delle domande più frequenti che i proprietari di felini gli porgono è “perché il mio gatto, che un momento prima era immobile, all’improvviso diventa una scheggia psicotica e comincia a correre in giro per il soggiorno?“.
Ebbene, a tale domanda nemmeno l’esperto può rispondere con certezza, ma Weitzman ricorda pur sempre come i gatti di casa abbiano un enorme energia repressa che non riescono a sfogare del tutto, e dunque possono impiegarla nei modi apparentemente più bizzarri.