La lotta all’estinzione degli animali si scontra con la burocrazia. Infatti ci sono specie americane che nell’attesa di entrare nella lista di quelle protette (Endangered Species Act) si sono estinte. È il caso del gufo delle Isole Vergini che ha atteso cinque anni e ormai non vola più. Lo stesso destino è toccato al passero delle Isole Amak (otto anni) e alla salamandra di Valdina Farms (dieci anni). In tutto sono 42 le specie di animali e piante «uccise» dai ritardi nella burocrazia. Non rientrare nella “speciale” lisata impedisce a questi animali di ottenere delle tutele che preserverebbero la loro esistenza. Attraverso l’Endangered Species Act, che esiste dal 1973, “gli Stati Uniti si impegnano come stato sovrano nella comunità internazionale a conservare per quanto possibile le varie specie di pesci o di specie animali e vegetali in via di estinzione”. Tuttavia uno studio d’approfondito pubblicato sul Biological Conservation ha mostrato che il processo per aiutare gli animali è così in ritardo da non essere efficace.
La ricerca ha analizzato il tempo impiegato da 1.338 specie per rientrane nella lista tra il 1973 e il 2014 e ha calcolato che l’attesa media è stata di 12 anni e che per alcune specie è arrivata addirittura a 37 anni. E oggi sono 417 le specie in pericolo in lista d’attesa da oltre un anno. “L’Endangered Species Act è incredibilmente riuscito a proteggere e recuperare molti animali e piante, ma funziona solo se le specie sono effettivamente nell’elenco”, spiega Noah Greenwald, uno degli autori del autori studio, direttore del Center for Biological Diversity. “Oggi sono centinaia le specie pericolosamente a rischio, trascurati per motivi di inefficienza burocratica e mancanza di volontà politica”. Per questo motivo il Centro intende citare in giudizio il Department of Fish & Wildlife, l’agenzia americana responsabile della gestione della lista delle specie in pericolo. “Quando si tratta di salvare le specie in via di estinzione, ogni giorno di protezione in ritardo è un giorno più vicino all’estinzione”.