È recentemente apparso, sulla rivista Science, un report curato da Madeline Lancaster e Juergen Knoblich (dell’Accademia delle Scienze dell’Austria), che potrebbe aprire scenari particolarmente interessanti sulle sperimentazioni e sui test per gli animali, rendendo – finalmente – superati i secondi.
Il merito sarebbe dei c.d. “organoidi”, scoperta non certo recente, ma che solamente in questi ultimi anni è stata pienamente sfruttata attraverso passi in avanti particolarmente convincenti. I ricercatori – studiando il comportamento di organismo semplici come le spugne – si sono infatti accorti che le proprie cellule erano in grado di organizzarsi in autonomia per ricostruire l’organismo danneggiato.
Di qui l’incipit di un nuovo studio, al quale i lavoratori hanno dedicato ampio tempo: riprodurre le stesse cellule in laboratorio, per vie artificiali. Gli organoidi così creati sono costituiti da fibre artificiali e fibre di collagene, in grado di stimolare il fattore di crescita delle cellule dell’organismo interessato, o rigenerare il tessuto che non funziona più. Non solo: secondo i ricercatori attraverso tali cellule sarebbe possibile costruire organismi quasi identici a quelli naturali.
Insomma, in laboratorio sarebbe possibile creare organi tridimensionali identici a quelli “reali”, potendo in tal modo sostituire organi danneggiati o effettuare ricerche sperimentali. Il tutto, per la gioia del nostro benessere, e per la salvaguardia degli animali.